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I Vichinghi a Volterra

Aggiornamento: 14 apr 2021

I Vichinghi a Volterra.


Benbevuti,

sì, proprio i Vichinghi, non gli Etruschi. O forse entrambi?

Vi racconto questa storia.



VIII secolo a.c.


Dal villaggio di Foteviken nella penisola Scandinava il clan dei Thomaeus è intenzionato ad affrontare un lungo viaggio alla scoperta di nuove terre.


Il capo clan Bengt aveva viaggiato molto fin da piccolo, a bordo del drakkar di suo padre. Lui, suo padre e il padre di suo padre prima di lui, erano commercianti e si erano spinti molto lontano, forse molto più lontano di tutti gli altri abitanti del villaggio. E chissà forse anche di tutti i Vichinghi.


Avevano intrattenuto commerci con popoli sconosciuti, strani e bizzarri.


Avevano ricevuto contro baratto delle loro pregiate pellicce le cose più svariate, utili, stravaganti e anche preziose, ma c'era una cosa, una sola in particolare, che alimentava la fantasia, i desideri e i sogni di Bengt.



Quando era poco poco più che adolescente durante uno dei loro traffici accettarono come merce di scambio un orcio contenente una bevanta misteriosa, quasi magica.

Il mercante che gliela vendette gli raccontò che si trattava di un nettare pregiato fatto addirittura da un Dio con un frutto generoso che cresce dove gli inverni sono miti e l'estati calde, i pendii dolci e si vede il mare.

Una dolce ambrosia che aveva il poter di far diventare allegri come uccellini se ne bevevi un sorso, coraggiosi come leoni se ne bevevi un altro sorso, ma se esageravi diventavi stupido come un asino.


Si chiamava vino.


Bengt alla storia che l'aveva fatta un Dio non ci credeva, i suoi Dei erano dediti alla guerra e alla distruzione, figuriamoci se si disturbavano a fare intrugli magici.


Dopo aver bevuto il primo sorso però iniziò a cambiare idea e da quel giorno il suo unico pensiero, giorno dopo giorno, fu di andare a trovare la fonte di quel mistico elisir.

In fin dei conti, non gli dispiaceva affatto di trovare una terra dove la neve e il freddo non erano certo una costanza ma semplicemente un evento.


100 giorni e 100 notti per mare.



Finalmente la terra promessa. Quel territorio dalle dolci colline rigogliose era già abitato da poche e sparuti gruppi principalmente di origine asiatica, fenici forse, anche loro fuggiti dalla propria terra alla ricerca di nuove opportunità e terre vergini e fertili da colonizzare.

Erano quindi ben propensi ad accettare quegli stranieri "strani" appunto, dalla corporatura alta, biondi e con gli occhi chiari che portavano con se la voglia di un nuovo inizio.


Da questa fusione, (merito forse del vino?), nacquero gli Etruschi.




La storia ovviamente è inventata, ma non è detto che gli Etruschi siano veramente stati originati dalla fusione di più etnie, comprese quelle nordiche e vichinghe, le più recenti indagini del DNA non lo negano e ci sono vari aspetti che riconducono a tali origini.


La bella notizia è che Bengt il capo clan, esiste davvero!


E' davvero un Vichingo proveniente dalla Svezia, così come io sono un Etrusco di Volterra, ed è veramente venuto in Etruria per produrre (e bere) buon vino.


A Monterosola, nella campagne volterrane, ha creato, o meglio riscoperto, valorizzato e potenziato la cultura della vite e del vino, inizando a produrre vino di qualità, ben integrandosi con il territorio, o come nel senso più ampio e in questo caso più completo dicono gli enologi, con il terroir.



I vini prodotti che per adesso hanno pochi anni di vita, (sarà quindi un mio onore e piacere seguirne l'evoluzione negli anni), rispecchiano il volere e la vision della famiglia Bengt di essere espressione diretta e coerente di un territorio (quello volterrano) molto particolare ed unico che si trova circondato lato mare dai supertuscans, nell'entroterra confina con la Vernaccia di San Gimignano e con le zone del Chianti che poi lasciano il posto a Brunello e Nobile.


Zona quindi vocata certo, ma con un microclima molto originale, fatto di una ventilazione costante e anche importante, non a caso fu chiamata Vola Terrae (terra che vola), estati con notevoli escursioni termiche e inverni più rigidi dei dintorni. Tutto ciò, unito ad un terreno reso ricco dalla presenza di argille nobili per la produzione di vino, rendono bene l'idea del potenziale enologico della realtà di Monterosola.


Una potenzialità che diventa quindi una responsabilità nel far nascere dei vini di assoluta qualità con una precisa identità geografica.


Vini Etruschi? Vini Vichinghi?

Vini di Volterra.


Per adesso le basi ci sono, sono solide, gli assaggi della prima annata di sangiovese, merlot, syrah, cabernet franc (molto interessante) e per i bianchi di incrocio manzoni e vermentino sono molto positivi, incoraggianti e intriganti.


Se son Rosole... fioriranno!



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