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Priscus: purosangiovese di razza.

Immagine del redattore: NasoDVinoNasoDVino

Priscus: purosangiovese di razza. Vino o cavallo?

Priscus, dal latino "antico", "primitivo", "rozzo", è il nome del V Re di Roma Lucio Tarquinio Prisco, di un gladiatore, oppure potrebbe anche benissimo essere il nome di un cavallo, di uno stallone purosangue appunto.

Invece è un vino ottenuto da uve sangiovese.

Non sono certo il primo a paragonare il Sangiovese ad un cavallo purosangue che ha bisogno di tempo e di essere domato prima di poter esprimere tutto il suo potenziale, forse però, sono il primo ad aver coniato il termine "purosangiovese".

"Purosangiovese" non è solo un gioco di parole fra "purosangue" e "sangiovese", ma è qualcosa di più, qualcosa di reale, di tangibile, qualcosa che ha molto a che fare con Priscus.

A proposito, voglio raccontarti questa storia.

Spirit è uno splendido stallone che vive allo stato brado. Un giorno viene catturato da alcuni soldati che lo portano all'accampamento per addomesticarlo. Non usano certo le maniere gentili per farlo, ma Spirit non cede. Quando decidono di ucciderlo, in quanto indomabile, un pellerossa, Piccolo Fiume, lo fa fuggire e lo porta con sè al suo villaggio.

I modi che usa Piccolo Fiume sono più gentili. Non cerca di mettergli una sella e costringerlo a fare cose contro la propria natura, gli trova persino una cavalla per non farlo sentire solo.

Nonostante ciò Spirit sente ancora forte il richiamo del suo branco, così Piccolo Fiume decide di lasciarlo andare libero.

Si susseguono una serie di eventi drammatici e alla fine sarà Spirit a tornare e a lasciarsi cavalcare da Piccolo Fiume, anche se non rinuncerà mai, a correre libero nella prateria.

Spirit è Priscus, ovvero un sangiovese addomesticato non con la forza, l'austerità e la fermezza del legno, della barrique, ma con la gentilezza, la dolcezza e la familiarità della terracotta.

L'uve sangiovese che diventeranno Priscus vengono fermentate in terracotta e maturano in terracotta, la stessa terracotta fatta con la terra da dove le uve stesse sono nate.

Terracotta che quindi, come in un ambiente familiare, accoglie, coccola, custodisce, ma soprattutto, lascia il tempo necessario al vino di esprimersi e maturare.

Già dal colore ti accorgi che non è un classico sangiovese che ha fatto legno.

Priscus è di un colore rosso porpora brillante, tipico di una gioventù che invece non è più tale, in quanto stiamo parlando di un 2013. Note minerali, di creta, floreali e frutti rossi.

Freschezza e questi tannini giovani e vivaci che fanno capire quanto carattere ha e quante potenzialità ha ancora da esprimere. Buona la persistenza finale.

Solo il tempo potrà dire se sarà destinato ad una lunga vita, solo il tempo ci dirà se diventerà un Varenne, la stoffa e le premesse ci sono, indubbiamente. Questo è certo, come è certo che lo controllerò di persona, anno dopo anno.

Intanto sono in attesa di assaggiare il 2014 non appena uscirà.

Chi beve Priscus beve un sorso della terra della Fattoria di Montecchio.

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